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Immagine del redattoreGuido Grossi

Futuro - Passato - Presente


Nella mia vita personale e professionale mi sono chiesto spesso quale sia la funzione del futuro (fantasie e immaginazioni), del passato (i ricordi) e del presente (l'immanenza) per ognuno di noi.

Ero colpito da frasi del tipo: “Il futuro non esiste”, “Non si può vivere solo di presente”, “È inutile ripensare al passato”, “È solo l'oggi che realizza il domani”, “Senza una visione prospettica la vita non ha senso”, “Il presente non può essere capito se non si guarda il passato” e così via. Col tempo e con l'esperienza ho cercato di farmi un'idea personale di queste tre dimensioni temporali. Anche questo tema è di così vasta portata da farmi sentire “piccolo” mentre scrivo. Lo faccio pertanto sapendo di poter solo condividere con voi le mie esperienze di vita e professionali.


Il futuro È la dimensione temporale sulla quale il pensiero di filosofi e psicologi è più controverso. Personalmente ritengo che il futuro non esista, nel senso che viviamo totalmente immersi solo nel presente. Il futuro è costituito da fantasie fatte nel presente e che possono avere, nel presente, funzioni sane o nevrotiche.

Quelle sane sono soprattutto due:

• attivare nel presente l'energia necessaria per raggiungere un obiettivo che riteniamo ci possa dare piacere;

• prefiggendoci un punto di arrivo, coordinare le scelte e le azioni presenti in modo che siano tra loro sinergiche per il raggiungimento dell'obiettivo.


Quelle nevrotiche, invece, sono:

• rimandare gioia e soddisfazione al raggiungimento di un obiettivo, continuando però a sopportare un eccesso di fatica e di sacrificio nel presente; e ciò perché non troviamo il coraggio di cambiare. È un'inutile scappatoia, tipica delle persone che hanno paura dei cambiamenti. È per esempio il caso di coloro che sopportano lavori sgradevoli e alienanti nel presente con la prospettiva però di ottenere una pensione che consenta loro di essere felici. L'unica certezza rimane quella di molti anni di lavoro sgradevole sopportato in nome di un futuro felice, ipotesi non garantita;

• l'utilizzo opposto è quello del disfattista che, avendo anch'egli paura delle novità e dei cambiamenti, dice a se stesso: “È inutile che provi a cambiare, tanto non ce la farò... sarò comunque infelice... non servirà a niente...” per giustificare la propria inerzia nel presente.


Il futuro perciò può funzionare:

• da propulsore di energia e da coordinatore delle nostre scelte;

• da alibi per non affrontare la nostra incapacità a vivere, rischiare e cambiare nel presente.

In ogni caso, indipendentemente dall'utilizzo che ne facciamo, non esiste in sé. La sua rappresentazione è una costruzione della mente, effettuata nel presente per sostenere o influenzare le nostre scelte.


Il passato Se il futuro non esiste, il passato invece c'è stato e, anche se non esiste più come realtà temporale, ha lasciato tracce profondissime dentro di noi. Quando si parla di “strada” di una persona, in realtà non esiste alcuna strada nel presente che l'individuo sta vivendo né una strada ipotizzabile per il futuro. Esiste invece una strada tracciata nel tempo e segnata dalle nostre orme, che possiamo vedere voltandoci indietro. È la strada che ci ha portato dove siamo adesso. Noi siamo il frutto del nostro passato che ci ha nutrito e sostenuto, come le radici di un albero sostengono il tronco, il tronco sostiene i rami e i rami sostengono le foglie. Oltre a quello individuale, esiste anche un passato collettivo, più lontano e sconosciuto, comune a tutti gli esseri umani, che fa parte delle nostre radici profonde e che, come quello individuale, ci sostiene e ci condiziona. Il passato, anche se lo dimentichiamo, è scritto dentro di noi, nel corpo e nella psiche. Rimanere connessi con la nostra storia, i ricordi e la memoria emozionale è importante perché serve:

• a rinsaldare il legame con le nostre radici;

• a soddisfare il nostro bisogno di appartenenza;

• a rinforzare la nostra identità e la comprensione del nostro presente;

• a darci indicazioni su come migliorare, attraverso le esperienze fatte, la nostra crescita interiore.


Il presente Il presente è tutto, è l'istante eterno, è il continuo fluire che non può essere né fermato né descritto perché è in perenne movimento. La vita è un succedersi infinito di presenti. Il piacere e il dolore esistono solo nel presente. I dolori passati sono solo ricordi, i piaceri futuri ipotesi tranquillizzanti. Le nostre relazioni sono fatte di sentimenti e comportamenti che contemplano solo il presente. La strada non esiste, l'obiettivo non esiste, il sogno è un'auto-illusione e l'aspettativa un inganno. Di reale c'è solo un individuo in movimento che, in ogni istante, è ciò che è ed è l'unica cosa che può essere in quel momento. Il cambiamento è un susseguirsi di due presenti perennemente diversi e i tentativi di fermare il tempo nella felicità o di accelerarlo per uscire dal dolore sono sforzi vani. Il concetto stesso di tempo appartiene più all'essere umano che alla vita: in essa esiste solo il movimento scandito dai cambiamenti. Forse la misura del tempo è uno dei tanti stratagemmi con i quali l'uomo cerca di controllare la natura: che ride... e continua a esistere e mutare al di fuori del tempo.

Sicuramente, se Dio esiste, non ha l'orologio.

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